venerdì 28 marzo 2014

NO -TTIP Italia




                                  
 
http://stop-ttip-italia.net/
http://asud.net/stop-ttip-italia/
Il TTIP viene spacciato come una delle più efficaci soluzioni possibili alla crisi economica che ci attanaglia, ma si risolverebbe nell’ennesimo taglio ai servizi pubblici per compensare le perdite della finanza e della speculazione.
Anche le valutazioni d’impatto condotte dalla stessa Commissione dimostrano che al massimo il TTIP porterebbe a una crescita dell’ 0,05% del PIL europeo, a fronte dell’ennesima ondata di liberalizzazione ma, quello che è più grave, ad un azzeramento progressivo degli standard di qualità e di sicurezza dei nostri prodotti agricoli, alimentari, industriali, chimici, della sicurezza sul lavoro, e quindi delle regole e garanzie che democraticamente nazioni e territori hanno conquistato, che vengono liquidati in queste trattative come semplici ostacoli al commercio di cui liberarsi. Per negoziare indisturbati e senza consentire repliche ai cittadini, per di più, i testi legali in discussione sono sottoposti al segreto commerciale, e dunque non disponibili alla lettura nemmeno ai Parlamentari europei regolarmente eletti.
Per questo movimenti sociali, associazioni, organizzazioni contadine e sindacati d’Europa e d’America si sono dati appuntamento a Bruxelles per sviluppare una strategia comune, mentre in contemporanea in Italia parte la Campagna STOP TTIP ITALIA promossa da una larga rete di associazioni, organizzazioni sociali, sindacati, comitati.
La rete italiana contro il TTIP promuoverà nelle prossime settimane appuntamenti di confronto, formazione e mobilitazione con il fine di informare circa gli effetti che avrebbe l’approvazione del trattato e fare pressione affinchè tale rischio sia scongiurato.
Tra gli appuntamenti previsti:
- il 20 marzo ore 17 presso Scup, via Nola a Roma, per discutere delle iniziative da mettere in campo il prossimo 27 e 28 marzo in occasione dell’arrivo del presidente USA Barack Obama in Italia
- il 21 marzo “Fermiamo il TTIP”, sala conferenze Cobas, viale Manzoni 55, Roma
- il 12 e il 13 aprile due giornate di approfondimento e di confronto con il sostegno dalla Fondazione Rosa Luxembourg presso l’Associazione Altramente, via Castruccio Castracane n° 28.
Come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato TTIP, esattamente come è successo alla fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’autore avrebbe attentato al diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.
Per informazioni e adesioni: alberto.zoratti@gmail.com  sud lauragreco@asud.net

La Campagna Stop TTIP Italia nasce a febbraio 2014 per coordinare organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP).

La piattaforma
Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE

Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato di libero  scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. E’ l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, Governi e poteri forti accanirsi su quello che rimane dei diritti del lavoro, della persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di anni di lotte sociali con le politiche di austerity e di redistribuzione del reddito verso l’alto.

Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile conclusione a fine 2014, disegna un quadro di pesante deregolamentazione dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati.

Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato  internazionale, a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica che tuteli i diritti sociali, economici ed ambientali, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Scenari che si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come la Vattenfall di citare in giudizio il Governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le  proprie centrali nucleari. Per questo, come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato  TTIP , esattamente come successe alla fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti , nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al  diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.

  • Sicurezza alimentare: le norme europee su pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”;
  • Acqua ed energia: sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato
  • Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati
  • Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere
  • Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria;
  • Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche;
  • Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate ad operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione  dell’ambiente;
  • Libertà e internet: i giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di  protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stat Uniti, autorizzando in  questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private
  • Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo  economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da  parte degli enti locali
  • Biocombustibili: il TTIP attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito  energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi  di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.


Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali,  vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a  beneficio di tutti e non ad appannaggio dei s
- See more at: http://asud.net/stop-ttip-italia/#sthash.nCfGPxQt.dpuf
La Campagna Stop TTIP Italia nasce a febbraio 2014 per coordinare organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP).

La piattaforma
Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE

Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato di libero  scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. E’ l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, Governi e poteri forti accanirsi su quello che rimane dei diritti del lavoro, della persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di anni di lotte sociali con le politiche di austerity e di redistribuzione del reddito verso l’alto.

Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile conclusione a fine 2014, disegna un quadro di pesante deregolamentazione dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati.

Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato  internazionale, a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica che tuteli i diritti sociali, economici ed ambientali, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Scenari che si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come la Vattenfall di citare in giudizio il Governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le  proprie centrali nucleari. Per questo, come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato  TTIP , esattamente come successe alla fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti , nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al  diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.

  • Sicurezza alimentare: le norme europee su pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”;
  • Acqua ed energia: sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato
  • Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati
  • Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere
  • Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria;
  • Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche;
  • Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate ad operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione  dell’ambiente;
  • Libertà e internet: i giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di  protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stat Uniti, autorizzando in  questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private
  • Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo  economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da  parte degli enti locali
  • Biocombustibili: il TTIP attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito  energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi  di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.


Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali,  vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a  beneficio di tutti e non ad appannaggio dei soliti noti
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mercoledì 26 marzo 2014

SEMI, Buone notizie da Bruxelles




La commissione Agricoltura del Parlamento europeo, presieduta da Paolo De Castro (Pd), boccia la proposta del commissario alla Salute Tonio Borg sul materiale riproduttivo vegetale. Soddisfatto il coordinamento Agrinsieme, che riunisce Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari.
Con 32 voti contrari, due a favore e nessun astenuto, la ComAgri respinge il regolamento sulla commercializzazione delle sementi e del materiale da propagazione proposto dal commissario Borg, confermando il no della commissione Ambiente, che il 31 gennaio ha bocciato il testo, come riportato da EurActiv.it.
"Siamo preoccupati che la fusione di 12 direttive in un unico regolamento non lasci agli stati membri margine di manovra per adattare le norme proposte alle loro esigenze", spiega il presidente De Castro, sottolineando che "l'elevato numero di atti delegati darebbe poteri eccessivamente ampi alla Commissione, in particolare sui mercati delle materie eterogenee e di nicchia".
Dal momento che la proposta della Commissione è arrivata troppo tardi perchè il Parlamento europeo potesse affrontarla 'responsabilmente', aggiunge il relatore del testo in ComAgri Francesco Silvestris (Ppe), gli eurodeputati hanno approvato un'interrogazione orale in cui chiedono alla Commissione di ritirare la proposta e di presentare un nuovo progetto migliorato all'Assemblea che uscirà dalle elezioni europee di maggio. In più, prosegue Silvestris, la plenaria voterà una risoluzione non legislativa, "che sintetizzerà le nostre preoccupazioni e fornirà all'Esecutivo comunitario una buona base per migliorare la sua proposta".
Soddisfatto per la bocciatura del regolamento il coordinamento Agrinsieme, che già nei mesi scorsi aveva criticato il testo, chiedendo a De Castro e Silvestris di rigettare la proposta. "Oltre a non prevedere alcuna semplificazione qualitativa - spiegano le associazioni degli agricoltori -, risultava eccessivamente gravosa per gli operatori, soprattutto quelli del vivaismo vitivinicolo, frutticolo e forestale, che avrebbero visto aumentare esponenzialmente gli oneri a loro carico".

lunedì 24 marzo 2014

Bio Day Primavera


L'associazione Spazi Popolari 
partecipa al Bio Day Primavera
giornata promossa dall'Associazione Terra Dentro
dedicata alla sana produzione


                                                      Intervento di Andrea De Jaco

 
L'orto didattico di Carlo Pisanello    
             
                                                                

                               
                                    Le autoproduzioni di Spazi Popolari

                                  
                                                                                    

No alla centrale a biomasse di Lequile



 Energia elettrica in Puglia: aumenta la produzione, diminuiscono i consL'83,5 per cento dell'energia prodotta nella regione Puglia risulta in eccedenza



Sono già tante le questioni ambientali che riguardano il territorio, tra cui Tap e le trivellazioni a poche miglia da Porto Cesareo, vicende che “devono essere di monito e spronare i cittadini a interessarsi e capire bene che cosa sta accadendo sopra le loro teste. Di pochi giorni fa è la notizia che è stato avviato l’iter per la costruzione nel territorio di Lequile, in località Curmuni (SP 362 Lecce-Galatina), e quindi con ripercussioni ambientali su tutto il territorio, di una centrale a biomasse. Il progetto prevede, per la garanzia di funzionamento dell’impianto, la necessità di bruciare, ininterrottamente, oltre due tonnellate di sansa all’ora”. E dunque, si tratterebbe di “un inceneritore di vegetali, battezzato centrale a biomasse che, nonostante l’uso di risorse verdi, non può essere considerato un impianto ecologico come alcuni vorrebbero farci credere. Una simile struttura, che serve per produrre e vendere corrente elettrica all’Enel, con esclusivo beneficio per i guadagni aziendali, non può, in alcun modo, giustificare l’impatto ambientale che andrà a produrre”.
Allo stesso modo “non regge la tesi circa l’eventuale creazione di qualche posto di lavoro in più, per il semplice fatto che il settore turistico dovrà tagliare a causa del forte impatto ambientale dei fumi e delle polveri, pericolose e nocive per l’ambiente e la salute”.
Per tanto, l'Associazione Spazi Popolari aderisce all'appello del comitato " NO ALLA CENTRALE A BIOMASSE.

Sono intervenuti : 
Prof. Giuseppe Serravezza presidente Lilt ( Lega italiana contro i tumori )
Ivano Gioffreda ( Spazi Popolari )
Ernani Favale ( Comitato No Centrale ) 
Gianluca Maggiore ( Comitato NO TAP ) 










lunedì 3 marzo 2014

SEMI, PATRIMONIO MONDIALE DELL'UMANITA'

Siamo tutti figli di un seme


I semi non devono avere padroni 
Oggi abbiamo ricevuto un grandissimo ed inestimabile regalo, dall'amico e compagno 
Angelo Passalacqua.
 GRAZIE ANGELO 



                                                 



Stefania Tundo:
Non finirò mai di ringraziarvi, Spazi Popolari! E' stata una festa...
Mi sono emozionata appena ho visto tutti quei semi.
Angelo, col suo volto tenero, le sue mani calme ci ha portato diamanti..
C'è stato un attimo appena finito di sistemarli in fila sulla tavola che nessuno parlava, contemplavamo in silenzio..quel Patrimonio dell'Umanità...origine della vita. Ho visto semi tre volte più piccoli di un granello di sabbia. Potenza della Natura! ..Ma mi volete dire come si fa senza terra? Sarebbe una follia.

Angelo Passalacqua:
  Carissimo Ivano,

ti rispondo con una mail, sai che non sono presente su FB e non sono riuscito
a commentare sul blog, ti chiedo di farlo tu.

Sono io che ringrazio voi, i semi non sono "miei" e, coltivandoli voi, mi
allieverete un pò il carico di lavoro... Inoltre è giusto che siano patrimonio
di tutti, io non ho mai voluto creare una collezione di semi "morti" da tenere
in casa per la mia vanità di amatore, devono essere ricoltivati e mangiati da
tutti! E non pensate che il lavoro si limiti a questi semi, ce ne sono altre
centinaia!

“Ogni consumatore crede che l'albero sia dipeso dal frutto, mentre esso è
dipeso dal seme. In ciò sta la differenza fra tutti quelli che creano e tutti
quelli che consumano.”


(Friedrich Nietzsche)


Ringrazio tutti senza fare l'elenco, dimenticherei di citare qualcuno e non è
giusto,siete stati ospitali e generosi come d'uso dei Salentini con i loro
ospiti!

Grazie anche per avermi mostrato i Patriarchi Malati, è  una visione dolorosa
che stringe il cuore, mi auguro che i vostri sforzi li salvino!

Antonio Bruno ha scritto: "I miei amici... condividono le esperienze, le
speranze... I SOGNI" , non posso che aggiungere  le parole di Mark Twain:

“Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che
non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate
il vento nelle vostre vele. Esplorate. Scoprite. Sognate.”

Un abbraccio a tutti
Angelo