domenica 24 novembre 2013

Ulivi Salentini, patrimonio da tutelare





Spazi Popolari, a nome dei tanti cittadini e comitati, preoccupati per le sorti del nostro patrimoni paesaggistico, chiedono che venga fatta chiarezza ! Se come dicono (prof Giovanni Martelli , IAM Bari  con Antonio Guario , CODILE & company) che la xylella f. è patogena, chiediamo a gran voce la pubblicazione della ricerca scientifica. Inoltre chiediamo agli organi competenti, di estendere tale ricerca a tutte le Università italiane competenti in materia sì da poter avere maggior supporto.
Inoltre, in virtù dello stato attuale di EMERGENZA, siamo estremamente preoccupati: con lo stato di emergenza si bypassano tutte le regole. Non dobbiamo MAI DIMENTICARE COS' E' ACCADUTO COL TERREMOTO IN ABRUZZO!!!
Allo stato attuale delle cose, nessuno ha la verità in tasca, e per questo chiediamo che venga fatta luce su quanto sta avvenendo sul territorio del Salento,sul nostro PATRIMONIO paesaggistico,storico, culturale ed economico, rappresentato dai nostri uliveti.
Questa mattina abbiamo notato che, a differenza di quanto afferma il dott. Antonio Guario (dirigente capo dell'osservatorio fitosanitario regionale) sulla stampa: " il disseccamento ha già colpito anche le piante con i germogli". Sig. A.Guario, a Lei le foto del 23/11/2013 non ci risulta alcun germoglio secco.

Difendiamo la nostra Terra

Regionale 8, Statale 275 Maglie-Otranto-Leuca, Rifiuti tossici, Resort sulle nostre coste, TAP Gasdotto Oleodotto, cementificazione selvaggia,
"Xylella fastidiosa"...........................
Salento,Terra martoriata da speculatori senza scrupoli. A tutti coloro che AMANO questa nostra Terra, DIFENDIAMOLA !!!



martedì 19 novembre 2013

Siamo sicuri che è xylella ?

http://www.barinedita.it/inchieste/n1006-gli-ulivi-colpiti-da-un-batterio-californiano--e-giallo-in-salento

Gli ulivi colpiti da un batterio californiano: è giallo in Salento

di Eva Signorile

LECCE – “Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo”. E’ il nome che gli esperti dell’Istituto fitosanitario della Regione Puglia hanno dato all’epidemia che sta colpendo gli ulivi del Salento occidentale, in particolare del Gallipolino.  La malattia, che sta gettando scompiglio nel mondo scientifico e agricolo, sarebbe causata da un insieme di fattori e vedrebbe nel batterio della Xylella fastidiosa il principale responsabile.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Lo sradicamento sarebbe la soluzione proposta dagli esperti per evitare il contagio degli altri alberi sani. Ma i salentini non ci stanno e sollevano dubbi sugli studi condotti e sulle “cure” proposte, fino a ipotizzare oscuri scenari speculativi.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Gli ulivi colpiti sarebbero quasi 600mila, presenti un un’area di 8-10mila ettari. Per Oreste Caroppo, attivista del “Coordinamento civico di Maglie” e del Forum Ambiente e Salute, se venisse applicata la soluzione prevista dagli esperti, «ci troveremmo di fronte a una vera “Shoah degli ulivi”, dovuta a pifferai magici che stanno seminando terrore».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Secondo l’ambientalista oltretutto «la normativa europea in materia non parlerebbe di “eradicazione dell’albero”, ma di “eradicazione degli organismi nocivi” o, se ciò non fosse possibile, almeno del loro “contenimento” ». Insomma non ci sarebbe bisogno di sradicare gli alberi, ma solo di eliminare il batterio.  «Gli ulivi – afferma Caroppo – andrebbero messi in quarantena, per effettuare studi più precisi. Nel caso degli ulivi salentini, per giunta, non si è neanche sicuri dei fattori che causano la malattia».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Xylella fastidiosa: tutto ruota intorno al mistero di questo batterio. Secondo l’Istituto fitosanitario, questo organismo sarebbe tipico di alcune colture americane e vesserebbe in particolare la California. La Regione per questo motivo ha chiesto un consulto all’Università di Berkley, i  cui esperti, arrivati in Puglia, hanno confermato che gli ulivi si sono ammalati proprio di Xylella.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Ora, che c’entra però il Salento con la California? Per Caroppo, l’arrivo di Xylella in Puglia rappresenterebbe un vero e proprio giallo: «Finora questo batterio non era mai stato “avvistato” in Europa e mai si era avuta notizia di un attacco nei confronti degli ulivi».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Ma c’è di più, un’inquietante coincidenza: proprio tre anni fa, tra il 18 e il 22 ottobre del 2010, presso lo Iamb (Istituto agronomico mediterraneo di Bari), si tenne un workshop internazionale dal titolo: “Phytosanitary Workshop on the Quarantine Pathogen Xylella fastidiosa”, in cui si affrontava l’eventualità di dover contrastare un’epidemia di Xylella fastidiosa. «Ma perché organizzare un convegno proprio sulla gestione della Xylella, se in Europa, fino a quel momento, non era mai stata registrata?», si chiede Caroppo e non è il solo.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

«Durante l’incontro che gli esperti della Regione hanno tenuto a Ràcale, per convincerci della necessità di abbattere gli ulivi – racconta Tina Minerva, che si occupa di agricoltura organica per il comitato "Spazi popolari" – abbiamo chiesto pubblicamente che ci spiegassero il motivo di questa curiosa coincidenza. Ma gli esperti hanno dapprima provato a negare che questo workshop si fosse tenuto e poi, quando abbiamo esibito il volantino che lo pubblicizzava, hanno detto che si trattava di puro caso».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

I conti quindi, per gli ambientalisti e agricoltori del Salento, non tornano: “l’Affaire Xylella” presentrebbe troppe ombre. «In molti tifano per un abbattimento degli ulivi – affermano gli attivisti -. Dai signori del cemento, che potrebbero acquistare uliveti ormai inservibili a basso costo, a chi ha interessi economici legati al flusso di fondi europei destinati all’emergenza agricola, fino alle centrali a biomassa e alle multinazionali specializzate in Ogm, diserbanti e pesticidi».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.

Intanto i primi effetti della presunta “psicosi degli ulivi” si fanno vedere: un vivaio di Taviano, vicino alla zona del contagio, ha creato un evento facebook proponendo la (s)vendita di legna di ulivi a prezzi stracciati.  Ma a dispetto di ogni previsione, molti ulivi ritenuti ormai morti nella zona cosiddetta “cimitero” (quella più colpita) stanno gettando polloni e nuovi germogli (vedi foto galleria di Ivano Gioffreda). Un segno di speranza per chi vuole vedere i “signori del Salento” ben piantati sulla loro terra.

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Le foto dell'articolo



Eva Signorile

Bene, un grazie a tutti, i nostri dubbi sono fondati, ora anche la stampa nazionale ci contatta e prendono le nostre foto

Gli untori e la peste, così l’affaire Xylella per gli ulivi del Salento

Il miracolo è accaduto, un miracolo da attribuire unicamente alla forza rigenerativa della natura:  gli alberi d’ulivo, che nei mesi scorsi avevano perso le foglie, sono ritornati in pieno vigore! Innumerevoli polloni sono spuntati dalla base e nuovi germogli dai grandi tronchi, nelle parti alte, in uliveti che non hanno subito nessun intervento “curativo”. Poveri giornalisti frettolosi e tecnici compiacenti! Si sono dovuti accorgere che gli ulivi, come il Lazzaro resuscitato, stanno risorgendo proprio nelle aree dove gli stessi tecnici avevano parlato di “cimitero” di ulivi. Dicevano che le piante d’olivo si erano eradicate da sole, erano morte e non c’era alcuna speranza. Il rimedio? Nocivi pesticidi contro i potenziali vettori della Xylella – le cicalellidi – e  contro tutti gli altri insetti! Diserbanti chimici da spruzzare a piene mani con la scusa di eliminare tutti i cosiddetti “serbatoi di inoculazione”, anzi da irrorare dall’alto degli aerei! Squadre di militari, chiamati a combattere una guerra con i lanciafiamme contro erbe e muschio! Infine eradicazioni! Una strategia di mare, di terra e di aria per affrontare il “complesso del disseccamento rapido degli ulivi”, che tutto sono meno che disseccati e morti, ma un tripudio di vita che ritorna! Per la verità le Associazioni ambientaliste avevano invitato i tecnici a considerare e studiare il fenomeno tenendo conto dello stress idrico estivo e degli altri fattori chimico-fisici e di natura antropica,  con riguardo alle falde, all’aria, ai suoli, all’inquinamento, e avevano invitato ad indagare le conduzioni agricole insane, praticate in taluni oliveti, avvelenati dalla agrochimica da troppi anni irresponsabilmente, per capire i motivi di estivazione con disseccamento di alcuni rami, o di indebolimento immunitario, con regressione vegetativa, degli alberi. Che ne è quindi del batterio killer, la Xylella fastidiosa? E’ l’untore, dagli all’untore! Un innocuo batterio che potrebbe essere persino endemico ed endofito, ovvero presente ovunque e da sempre nel Salento in maniera del tutto asintomatica, ma buono come pretesto – sostengono le Associazioni ambientaliste – per “distruggere senza freni, con l’estremizzazione della quarantena, l’intero paesaggio salentino, e di emungere immense risorse statali e comunitarie a difesa dell’Italia e dell’Europa!” Le parassitosi sono fenomeni naturalissimi e transitori, effetti di squilibri, in cui intervenire ricostruendo gli ecosistemi, ripiantando essenze arboree in sostituzione di quelle colpite e favorendo il ritorno dei predatori naturali, quanto più autoctoni possibile, dei parassiti, per ripristinare equilibri alterati a volte dallo stesso uomo; ricreando gli habitat degli insetti insettivori, le macchie ripariali e dei “sipali”, le stesse che oggi si vorrebbero cancellare nel Salento. La biodiversità va estesa, non ristretta! Il pericolo Xylella come cavallo di Troia dunque, per imporre varietà brevettate, presentate come ad essa resistenti, al posto delle pratiche agricole tradizionali. Nel segno degli ulivi che riverdeggiano – lanciano l’appello gli ambientalisti – dobbiamo difendere tutti insieme la nostra salute, il nostro paesaggio, la nostra storia e la nostra biodiversità, nonché la economia tradizionale, che ha informato il paesaggio pittoresco, chiedendo tutela in tutte le sedi preposte per fermare la follia speculativa della “quarantena” pro deserto piro-chimico artificiale del Salento. Perciò la Regione Puglia deve bloccare i 2 milioni di euro stanziati ai consorzi di bonifica, nel quadro della quarantena, per il biocidio della flora dei canali, dove vi è il rischio non solo del taglio meccanico dei canneti, ma anche dell’uso della chimica che conduce all’avvelenamento intollerabile di suoli, aria ed acqua, e del taglio eradicativo degli alberi ripariali. Un battage creato da questi irresponsabili con il “mal affaire Xylella” che ha prodotto un danno enorme di immagine all’economia salentina, che per fortuna    la stessa Natura, dopo le copiose piogge autunnali, si è incaricata di smascherare!

Info: Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e  della Salute del Cittadino (Maglie), Forum Ambiente e Salute del Grande Salento (Lecce), Spazi Popolari (Sannicola).

 

 

 

 

venerdì 8 novembre 2013

In Provincia di Lecce necessaria la CATTEDRA AMBULANTE DI AGRICOLTURA


Ho letto le domande sorte dopo la lettura della mia proposta per un economia dell’olivo e dell’olio fatta dai giovani per il territorio senza avere la proprietà degli oliveti. In questa nota tento di esprimere l’idea che mi sono fatto io. E’ lunga ma spero che la vostra pazienza che io metto sempre a dura prova, mi conceda un pochino del vostro prezioso tempo. Grazie
Il territorio del Salento leccese è rurale, ma in campagna abita e lavorano pochissimi dei suoi abitanti e di questi quelli giovani sono una rarità.
Si tratta come si vede di un enorme squilibrio nell’uso del territorio cui occorre cominciare a porre rimedio.
Non era così nell’epoca pre-industriale quando il predominare dell’attività agricola favoriva di per sé un insediamento equilibratamente diffuso su tutto il territorio. Non è più sostenibile nell’epoca post-industriale in cui viviamo con la sua crescente necessità di temperare i consumi non necessari e di fare un uso equilibrato sia dell’energia che del territorio e delle sue risorse. E ciò vale quanto mai nel periodo di crisi prolungata che stiamo attraversando, il quale impone l’impegno a riscoprire e rivalorizzare tutte le risorse: la campagna del Salento leccese è una di esse, e una delle più consistenti.
Come ripopolare la campagna? Ciò non può avvenire per decreto, né essere l’esito di una forma di neocolonialismo interno. “Non sono state né saranno le varie PAC e PSR che potranno fare la differenza, ma è la società civile del Salento leccese che deve trovare l’energia e la determinazione per affermare la volontà di vivere in campagna.
Ci sono spazi per una rivalorizzazione della campagna del Salento leccese in maniera non assistita bensì all’insegna dell’autogoverno ma per questo sono necessarie comunità vitali come quelle di Spazi popolari.
La campagna è una risorsa e non una “palla al piede” non solo perché è ricca di quelle risorse strategiche che con la crisi diventeranno sempre più preziose, come l’acqua e fonti energetiche rinnovabili, ma anche perché ha risorse sociali e culturali. Marginalizzata dalla crisi delle attività tradizionali (agricoltura, allevamento, selvicoltura, artigianato), la campagna – tranne alcune aree forti assimilabili a quelle urbane – ha sofferto per la crisi demografica, l’invecchiamento della popolazione, il pendolarismo, le seconde case. Crisi che in molti casi il turismo ha accentuato e non risolto. Oggi la crisi dello Stato politico e di quello “sociale” possono aprire spazi di rinegoziazione, di autogoverno, di ricomposizione di comunità più vitali anche a cavallo di vecchie demarcazioni politico-amministrative. Ci devono però essere comunità in grado di reclamare questo autogoverno, di rispolverare adattandoli al presente i vecchi istituti che si collocano tra pubblico e privato, i vecchi corpi intermedi che lo Stato e l’ideologia moderna hanno qualificato come residui medioevali. Ci devono però essere comunità in grado di gestire l’autogoverno.
Noi salentini siamo il frutto di anni di storia del Salento leccese, di tradizioni, di lavoro, di impegno, di vita e soprattutto di persone. Anni vissuti per la nostra terra, a cui ci doniamo completamente senza riserve. Una terra che amiamo e che ameremo sempre, nonostante le avversità e le difficoltà che spesso ci colpiscono. Se oggi, dopo tanto tempo, abbiamo ancora una coscienza così forte di ciò che è stato, la sfida che ci proponiamo è quella di fornire gli strumenti a coloro che verranno dopo di noi per non dimenticare, e trasmettere ai posteri ciò che è stato nel passato per un futuro sempre migliore, senza perdere quella forte identità che ci contraddistingue.
Si tratta di pubblicizzare attraverso una CATTEDRA AMBULANTE DI AGRICOLTURA il piacere di raccogliere frutta e verdura mentre si passeggia attraverso le campagne del nostro Salento, invece di doverli acquistare dopo ore di coda al supermercato senza conoscerne la provenienza.
Dobbiamo come “novelli apostoli” far conoscere un orto per così dire “comunitario”. Dobbiamo dire e ottenere che gli abitanti del Salento leccese non si riforniscono più dai tradizionali mercati ma dai giovani di Spazi popolari da questa comunità che autoproduce quanto basta per il sostentamento degli abitanti, che, in un circolo virtuoso, sono coinvolti in prima linea nelle attività di cura ed implementazione dello spazio comune.
Una vera delizia per occhi e spirito! Noi vogliamo creare il paradiso dei vegetariani, dove patate e ortaggi di ogni genere e varietà, ma anche frutta, olio, vino e erbe aromatiche che devono farla da padroni. Insomma si tratta di sposare l’idea che nasce nel contesto di un progetto ideato da Ivano Gioffreda e compagni (che siamo noi) per rendere il Salento leccese autosufficiente in tema di produzione di olio, vino, grano frutta e verdura.
Ivano e compagni (che siamo noi) hanno innescato un vero processo di valorizzazione del potenziale di risorse localmente disponibili e non utilizzate. E’ la vera alternativa di tutto quanto sino ad oggi è accaduto nel Salento leccese dove è sotto gli occhi di tutti che si è dato vita a forme di “partecipazione senza condivisione”, che hanno portato ben presto ad uno scadimento nella retorica della partecipazione, incapaci di generare il valore aggiunto atteso.
Ho fatto l’esperienza della Progettazione Integrata e sono stato costretto a prendere atto di questi limiti, non per considerarli un dato insuperabile ma per realizzarne il superamento.
Lo sviluppo del Salento leccese, infatti, è possibile sono con il miglioramento della governante territoriale e attraverso l’approccio partecipativo.
Tutti abbiamo potuto osservare che le politiche di sviluppo sin qui messe in atto con le Misure della PAC e del PSR non si basano su effettivi partenariati e cooperazioni locali e quindi, come a tutti tristemente noto, hanno dato prova di scarsa efficacia.
Si tratta di fare un patto con i cittadini per dare lavoro ai figli del Salento che, invece di lavorare a 600 euro al mese nei CALL CENTER o a 1.000 euro come COMMESSI DELLA GDO  (GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA), producono per vendere tutto ai loro genitori e parenti e a tutti i cittadini del Salento nel Mercato Contadino del proprio Comune per  sperimentare finalmente un’economia ecologica e solidale.
Nel MERCATO  DI  SPAZI POPOLARI  DI IVANO GIOFFREDA E COMPAGNI  tutti i cittadini che vogliono partecipare possono portare:
• oggetti da barattare, anche oggetti riparati ma funzionanti;
• propri lavori di artigianato;
• i prodotti del proprio orto, le officinali, i semi;
• le loro capacità e conoscenze;
per barattarli o venderli . E’ il sostegno alla sovranità alimentare del Salento che rappresenta l’atto di fiducia che gli abitanti del nostro territorio si attribuiscono reciprocamente; rappresentando una diminuzione della spesa, aumentano di fatto il potere di acquisto delle famiglie che partecipano al Mercato, ma soprattutto che agganciano gli euro al territorio arginando l’emorragia di ricchezza e innescando circuiti economicamente e socialmente virtuosi. Possiamo definire i MERCATI  DI  SPAZI POPOLARI  DI IVANO GIOFFREDA E COMPAGNI  come una “contabilità” della reciproca fiducia: metro di misura di una solidarietà fattiva, ecologica ed economicamente circolare e quindi per tutti conveniente.
Chi vorrà partecipare potrà portare un proprio tavolino o un lenzuolo per esporre gli oggetti, poi dovrà decidere quanto vale il bene che offre e iniziare lo scambio con gli altri cittadini in modo tale da ottenere l’Economia Positiva. A questo Mercato potranno partecipare anche i bambini e le bambine, accompagnati dai genitori.
I MERCATI  DI  SPAZI POPOLARI  DI IVANO GIOFFREDA E COMPAGNI  promuovono l’economia a kmZero, l’agricoltura locale e la solidarietà.
Nel Salento leccese l’80% della ricchezza prodotta è trasferita altrove attraverso le bollette dell’energia elettrica e termica, attraverso prodotti che arrivano da lontano, attraverso gli sprechi e la corruzione. Questa situazione impoverisce le economie locali, distrugge l’ambiente e degrada l’umanità che lavora. Se Se siamo d’accordo Spazi popolari creerà invece attività lavorative che utilizzano le energie rinnovabili, sostenendo l’agricoltura e la produzione locale, creando un sistema onesto per riportare la ricchezza nei territori, creare comunità più resilienti, ecologiche e solidali.
Ivano questa è la risposta che sono riuscito a mettere insieme per rispondere alle mille domande che sono nate dopo la mia proposta di fare l’olio senza possedere l’oliveto. Spero che il dibattito continui.
Cari saluti

antonio