domenica 22 febbraio 2015

CO.DI.RO Complesso Diserbanti Rapidi per l'Olivo

Diserbanti e insetticidi, un pericolo per la salute e l’ambiente.





Diserbanti comunemente usati 
in agricoltura e quindi alla base dei nostri Olivi 


                                                    Roundup Platinum principio attivo  
                                                 





                                                               
                              Principi attivi ZOOMER GLYPHOSATE+ OXYFLUORFEN






















Nervure super è un diserbante selettivo, viene usato contro le graminacee. 
coda di volpe è ungraminacee che ha creato resistenza ai diserbanti comuni 
e per questo viene miscelato insieme al Gliphosate

Insetticidi comunemente e impropriamente usati su olivi!

                                                                 Principio attivo Confidor






                                                      Decis  Principio attivo e rischi per l'ambiente











Gennaio 2015 

PESTICIDI: verso una pandemia silenziosa 

Cibo e Malattie: un grosso conflitto di interessi. 

Da anni gli organismi internazionali riservano particolare attenzione alle criticità ambientali come la deforestazione, i limiti delle risorse e le energia rinnovabili. Il 2010 è stato l’anno della biodiversità, il 2011 quello delle foreste, il 2012 delle energie rinnovabili, il 2013 dell’aria, il 2014 dell’agricoltura famigliare. 

Il 2015, con “l’EXPO internazionale 2015”, non poteva che essere l’anno del cibo con il suo motto impegnativo: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Anche il National Geographic Italia ha dedicato il numero di maggio 2014 al “futuro del cibo”. 

Chiaro l’avvertimento del direttore Marco Cattaneo nell’editoriale: “Se pensate che la principale minaccia per l’ambiente sia l’industria, o i trasporti, vi sbagliate.

Il più serio pericolo per il pianeta è ciò che mettiamo in tavola per cena.” Purtroppo i mercati di rapina del territorio, dello spreco di risorse e di precarizzazione della salute, continuano a premiare settori che stanno producendo morte e malattie. Una continua e demenziale omissione da parte delle istituzioni nazionali non consente di attuare il “Principio di precauzione”, sancito dall’Europa e confermato anche in Italia dalla sentenza del Consiglio di Stato n.01281/2013 e quindi legge italiana a tutti gli effetti. 

Questo principio suggerirebbe un’azione preventiva della salute non solo dei gruppi umani più vulnerabili, ma anche degli ecosistemi. Le istituzioni regionali, invece, investono circa l’83% del totale dei loro bilanci in cure cliniche, cioè in prevenzione secondaria, mentre trascurano in modo irresponsabile le cause che producono i danni all’ambiente ed alla salute: cioè trascurano la prevenzione primaria. Dominique Belpomme, Presidente di ISDE, organizzazione internazionale dei medici per l’ambiente, nel 2008 parlando dei pesticidi si esprimeva così in sede UNESCO a Parigi: “L’infanzia stessa è in pericolo. 

Il problema oggi non è più quello dell’evidenza, l’evidenza c’è. Il problema non è più questo. Manca la volontà politica, è di questo che c’è bisogno”. Paradossalmente, anche in questa nostra crisi irreversibile e profonda, i tre settori in forte attivo sono il mercato delle armi, quello della chimica agricola e quello della chimica farmaceutica. La chimica agricola e la chimica farmaceutica sono unite fra loro da un macroscopico conflitto di interessi che lega i processi di produzione del cibo per uomini e animali alla cura di malattie, soprattutto di quelle croniche, come l’asma, le allergie, i tumori.

Centinaia di studi scientifici oramai dimostrano che queste malattie sono prodotte in gran parte dall’inquinamento, in continua crescita, dei fattori ambientali: aria, acqua, terra, cibo. Così i tumori stanno diventando la prima causa di morte, con forte crescita delle neoplasie alla prostata, al pancreas, mammella, tiroide, linfomi. Ogni anno si verifica in media un numero di nuovi casi di tumore, che è circa il doppio delle di morti per la stessa malattia. 

Con gli alimenti noi introduciamo nel nostro corpo circa l’80% degli inquinanti ambientali, inquinanti che vengono utilizzati per la produzione del cibo, soprattutto pesticidi nocivi e tossici, spesso cancerogeni, teratogeni (portatori di malformazioni) oppure interferenti endocrini. Entrando attraverso la membrana cellulare nell’organismo umano, questi interferenti non sono riconosciuti dai ricettori, perché mimano gli ormoni, e col tempo interferiscono sulla regolarità dello sviluppo cellulare. In caso di gravidanza i danni possono riguardare tre generazioni, andando a colpire la donna gravida, il feto e gli organi riproduttivi del feto. 

Ebbene tutto questo è ben conosciuto dalle case chimico farmaceutiche, le quali sanno che, con la contaminazione del cibo si avranno risvolti sanitari, ossia richieste di cure per malattie soprattutto croniche. Lo sanno soprattutto le grandi case chimico/farmaceutiche, che, in genere, oltre a produrre Pagina 2 di 2 i principi attivi per i pesticidi, ricercano i principi attivi per curare le malattie acute e croniche indotte dai pesticidi. 

Le grandi multinazionali condizionano pesantemente le istituzioni, che tendono ad autorizzare la declassificazione a “irritanti” o a “non classificati” di prodotti contenenti principi attivi classificati come “pericolosi” o “nocivi” (es. clorpirifos, mancozeb, etc). Inoltre si autorizza l’uso di decine di prodotti fitosanitari, in gran parte tossici per l’ambiente, con deroghe emesse per ragioni di “emergenza sanitaria”. 
Nella zona della DOC-DOCG prosecco del Veneto, nell’annuale convegno interregionale sulla fitoiatria (cura delle piante), le novità sui pesticidi vengono presentate da ben 16 case chimico/farmaceutiche (vedi depliant in figura). 

Si può immaginare come diventi sempre più forte la pressione psicologica verso gli agricoltori e i viticoltori in questo periodo di incertezza del raccolto dovuta al caos climatico. 
Gli interessi annuali nel campo dei pesticidi in Italia sono di circa 850 milioni di euro, ma la cura delle malattie indotte ed il lucro sulle loro cure sono enormemente più alti. Sono grossi interessi economici di un processo circolare essenziale per la sopravvivenza degli ecosistemi e del genere umano che ha fatto dire all’ex Segretario di Stato USA Henry Kissiger:“Controllate il petrolio e controllerete nazioni intere; controllate il sistema alimentare e controllerete le popolazioni”. Ci stiamo arrivando? 

In Italia nel 2012 secondo l’ISTAT sono state utilizzate 134.241 tonnellate di pesticidi, cioè di sostanze chimiche progettate a tavolino per uccidere la vita, sconosciute finora al processo evolutivo, contenenti il 54% circa di principi attivi e il 46% di coformulanti spesso segreti e spesso più dannosi dei principi attivi stessi. L’Italia (Science 2013) è il maggior consumatore di pesticidi per unità di superficie coltivata dell’Europa occidentale (5.6 kg/ettaro/anno). 

Nel 2012 nel Veneto sono state vendute 14.776 tonnellate di pesticidi (diluite poi con acqua circa 300 volte prima dell’irrorazione), e di queste 2.917 tonnellate sono tossiche e nocive. Come non pensare che questa massiccia e ampia diffusione non produca costi esterni (falde acquifere inquinate da bonificare, disagi alle persone, costi sanitari, etc) superiori ai vantaggi economici ottenuti con questo tipo di agricoltura? 

L’agricoltura chimica sta inquinando in accumulo la catena alimentare e gli ecosistemi dei territori, esattamente come il DDT negli anni ‘50 e ’60. Un’agricoltura più sostenibile, quella biologica, attualmente in crescita, può produrre senza l’utilizzo di protesi chimiche (concimi chimici e pesticidi) ed è già regolamentata a livello europeo. Essa, contrariamente a quanto dicono i detrattori, potrebbe sostenere la popolazione mondiale, come dimostra lo studio della McGill University e dell’University of Minnesota pubblicato da “Nature” nel maggio 2013. 

E comunque in futuro la transizione ai processi di coltivazione biologica sarà obbligata in quanto, con l’esaurimento delle fonti fossili, mancherà l’energia primaria per produrre sia i concimi chimici (soprattutto i concimi azotati) sia i pesticidi, i quali richiedono in media quattro tonnellate di petrolio per ogni tonnellata prodotta. Purtroppo ai processi agricoli convenzionali non si addebitano i costi per gli enormi danni ambientali e sociali prodotti dai pesticidi, mentre l’agricoltura biologica viene obbligata al rispetto di specifiche e procedure con addebito anche dei costi della certificazione biologica.
 
Gianluigi Salvador

4 commenti:

  1. Se spieghi perché dovrebbe darsi fuoco? .... Mah!

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  2. Errata corrige..... non era riferito a lui ma alle "BUONE PRATICHE AGRONOMICHE".
    Nel senso che l'unica misura da adottare contro questa malattia, è quello di distruggere in loco gli esemplari infetti.
    Dia l'esempio, incominci a bruciare i suoi.

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