http://asud.net/stop-ttip-italia/
Il TTIP viene spacciato come una delle più efficaci soluzioni possibili
alla crisi economica che ci attanaglia, ma si risolverebbe nell’ennesimo
taglio ai servizi pubblici per compensare le perdite della finanza e
della speculazione.
Anche le valutazioni d’impatto condotte dalla stessa Commissione
dimostrano che al massimo il TTIP porterebbe a una crescita dell’ 0,05%
del PIL europeo, a fronte dell’ennesima ondata di liberalizzazione ma,
quello che è più grave, ad un azzeramento progressivo degli standard di
qualità e di sicurezza dei nostri prodotti agricoli, alimentari,
industriali, chimici, della sicurezza sul lavoro, e quindi delle regole e
garanzie che democraticamente nazioni e territori hanno conquistato,
che vengono liquidati in queste trattative come semplici ostacoli al
commercio di cui liberarsi. Per negoziare indisturbati e senza
consentire repliche ai cittadini, per di più, i testi legali in
discussione sono sottoposti al segreto commerciale, e dunque non
disponibili alla lettura nemmeno ai Parlamentari europei regolarmente
eletti.
Per questo movimenti sociali, associazioni, organizzazioni
contadine e sindacati d’Europa e d’America si sono dati appuntamento a
Bruxelles per sviluppare una strategia comune, mentre in contemporanea
in Italia parte la Campagna STOP TTIP ITALIA promossa da una larga rete
di associazioni, organizzazioni sociali, sindacati, comitati.
La rete italiana contro il TTIP promuoverà nelle prossime settimane appuntamenti di confronto, formazione e mobilitazione
con il fine di informare circa gli effetti che avrebbe l’approvazione
del trattato e fare pressione affinchè tale rischio sia scongiurato.
Tra gli appuntamenti previsti:
- il 20 marzo ore 17 presso Scup, via Nola a Roma, per discutere
delle iniziative da mettere in campo il prossimo 27 e 28 marzo in
occasione dell’arrivo del presidente USA Barack Obama in Italia
- il 21 marzo “Fermiamo il TTIP”, sala conferenze Cobas, viale Manzoni 55, Roma
- il 12 e il 13 aprile due giornate di approfondimento e di
confronto con il sostegno dalla Fondazione Rosa Luxembourg presso
l’Associazione Altramente, via Castruccio Castracane n° 28.
Come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di
mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella
mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo
principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e
politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione
comune per fermare il negoziato TTIP, esattamente come è successo alla
fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, nel
decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il
negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), che con la scusa
della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del
diritto d’autore avrebbe attentato al diritto alla privacy e al libero
accesso alla rete dei cittadini.

La
Campagna Stop TTIP Italia nasce a febbraio 2014 per coordinare
organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono
all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su
commercio e Investimenti (TTIP).
La piattaforma
Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE
Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato
di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America
attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più
di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. E’
l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, Governi e poteri
forti accanirsi su quello che rimane dei diritti del lavoro, della
persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e
finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di
anni di lotte sociali con le politiche di austerity e di redistribuzione
del reddito verso l’alto.
Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato
avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e
dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile
conclusione a fine 2014, disegna un quadro di pesante deregolamentazione
dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già
abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard
di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i
cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi
sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. Con
l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di
risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva
corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne
principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva
mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che
viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse,
sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un
coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i
cittadini vengano adeguatamente informati.
Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela
dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di
un
organismo di risoluzione delle controversie, un vero
e proprio arbitrato internazionale, a cui le aziende potranno
appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver
ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione
pubblica che tuteli i diritti sociali, economici ed ambientali, con la
scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di
soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate
da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Scenari che
si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio
come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come
la Vattenfall di citare in giudizio il Governo tedesco per la decisione
della Germania di chiudere le proprie centrali nucleari. Per questo,
come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di
mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella
mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo
principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e
politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione
comune per fermare il negoziato TTIP , esattamente come successe alla
fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti , nel
decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il
negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che
con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della
salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al diritto alla
privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.
- Sicurezza alimentare: le norme europee su
pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli
alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali,
potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”;
- Acqua ed energia: sono settori a rischio
privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre
potrebbero essere accusate di distorsione del mercato
- Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere
degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i
trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a
rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una
privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati
- Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già
drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione
Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere
considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere
- Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità
di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione
bancaria e finanziaria;
- Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei
diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la
disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali
generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale
possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni
artistiche;
- Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia
per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal
diritto. Le compagnie estrattive interessate ad operare in questo
settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono
l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione
sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che
mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la
protezione dell’ambiente;
- Libertà e internet: i giganti della rete
cercherebbero di indebolire le normative europee di protezione dei dati
personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stat Uniti,
autorizzando in questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei
cittadini da parte delle imprese private
- Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi
possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo economico, sociale,
ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento
da parte degli enti locali
- Biocombustibili: il TTIP attraverso
l’armonizzazione delle normative europee in ambito energetico,
incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i
limiti minimi di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di
sostenibilità ambientale.
Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto
illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente
nelle convenzioni europee e internazionali, vuol dire assumersi la
responsabilità di determinare un cambiamento che sia a beneficio di
tutti e non ad appannaggio dei s
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La
Campagna Stop TTIP Italia nasce a febbraio 2014 per coordinare
organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono
all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su
commercio e Investimenti (TTIP).
La piattaforma
Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE
Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato
di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America
attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più
di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. E’
l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, Governi e poteri
forti accanirsi su quello che rimane dei diritti del lavoro, della
persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e
finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di
anni di lotte sociali con le politiche di austerity e di redistribuzione
del reddito verso l’alto.
Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato
avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e
dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile
conclusione a fine 2014, disegna un quadro di pesante deregolamentazione
dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già
abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard
di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i
cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi
sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. Con
l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di
risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva
corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne
principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva
mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che
viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse,
sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un
coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i
cittadini vengano adeguatamente informati.
Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela
dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di
un
organismo di risoluzione delle controversie, un vero
e proprio arbitrato internazionale, a cui le aziende potranno
appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver
ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione
pubblica che tuteli i diritti sociali, economici ed ambientali, con la
scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di
soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate
da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Scenari che
si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio
come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come
la Vattenfall di citare in giudizio il Governo tedesco per la decisione
della Germania di chiudere le proprie centrali nucleari. Per questo,
come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di
mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella
mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo
principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e
politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione
comune per fermare il negoziato TTIP , esattamente come successe alla
fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti , nel
decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il
negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che
con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della
salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al diritto alla
privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.
- Sicurezza alimentare: le norme europee su
pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli
alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali,
potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”;
- Acqua ed energia: sono settori a rischio
privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre
potrebbero essere accusate di distorsione del mercato
- Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere
degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i
trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a
rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una
privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati
- Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già
drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione
Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere
considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere
- Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità
di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione
bancaria e finanziaria;
- Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei
diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la
disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali
generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale
possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni
artistiche;
- Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia
per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal
diritto. Le compagnie estrattive interessate ad operare in questo
settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono
l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione
sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che
mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la
protezione dell’ambiente;
- Libertà e internet: i giganti della rete
cercherebbero di indebolire le normative europee di protezione dei dati
personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stat Uniti,
autorizzando in questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei
cittadini da parte delle imprese private
- Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi
possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo economico, sociale,
ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento
da parte degli enti locali
- Biocombustibili: il TTIP attraverso
l’armonizzazione delle normative europee in ambito energetico,
incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i
limiti minimi di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di
sostenibilità ambientale.
Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto
illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente
nelle convenzioni europee e internazionali, vuol dire assumersi la
responsabilità di determinare un cambiamento che sia a beneficio di
tutti e non ad appannaggio dei soliti noti
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