martedì 22 aprile 2014

Pasqua di LOTTA

FANTASTICO, MANIFESTAZIONE CENTRATA ANCHE NEL GIORNO DI PASQUA
BENISSIMO, PARTECIPAZIONE STRAORDINARIAMENTE RIUSCITA !
Questo a dimostrazione che la LOTTA va fatta a priscindere, Lecce e i tantissimi cittadini hanno compreso le ragioni di questa nostra LOTTA. Ora Nichi Vendola non può restare indifferente, altrimenti faremo tremare anche la sua poltrona.
Assessore Fabrizio Nardoni le senti queste voci ???




 















sabato 19 aprile 2014

Pasqua a difesa dell'Olivo



Per la difesa del nostro patrimonio paesaggistico, informiamo tutti i cittadini che la protesta continua anche nel giorno di Pasqua. 


Lecce 20 Aprile ore 18:00 
Appuntamento in P.zza Sant'Oronzo.

Era il 28 di Ottobre 2013 quando, Antonio Guario dirigente capo dell'osservatorio fitosanitario regionale e Dario Boscia CNR Bari, in assenza di letteratura e senza alcuna base scientifica, attribuivano gli essiccamenti al batterio "xylella fastidiosa". Avevano prospettato uno scenario apocalittico, distruzione di 180 specie di piante, eradicazione di circa 8.000  ettari di Oliveti, diserbanti e insetticidi a tutto spiano, anche per via aerea, per uccidere gli insetti vettori (ancora non individuati). 


mercoledì 16 aprile 2014

Sit -In: Difendiamo gli Ulivi del salento

Salve a tutti, oggi è una giornata molto ma molto triste, VOGLIONO ERADICARE LA NOSTRA CULTURA SALENTINA, I NOSTRI ULIVI. Mi giunge notizia, (DOC) proveniente da Bruxelles, chiedono alle autorità regionali (burocrati) di quantificare i costi di tutta l'operazione di eradicazione degli Ulivi dell'area di Gallipoli. Inoltre le autorità competenti devono trasmettere la dovuta documentazione alla commissione entro il 30 Aprile. Questa nostra Terra salentina è sotto attacco!
Per questo occorre una mobilitazione popolare ! Nell'immediato abbiamo promosso un Sit In,  
Venerdì 18 Aprile alle ore 17.00
  
                                         Spazi Popolari
 

                               Sconcertanti dichiarazioni del direttore Coldiretti G. Marotta                                 e del suo collega direttore provinciale CIA V. Murrone
                          

                                                  

venerdì 28 marzo 2014

NO -TTIP Italia




                                  
 
http://stop-ttip-italia.net/
http://asud.net/stop-ttip-italia/
Il TTIP viene spacciato come una delle più efficaci soluzioni possibili alla crisi economica che ci attanaglia, ma si risolverebbe nell’ennesimo taglio ai servizi pubblici per compensare le perdite della finanza e della speculazione.
Anche le valutazioni d’impatto condotte dalla stessa Commissione dimostrano che al massimo il TTIP porterebbe a una crescita dell’ 0,05% del PIL europeo, a fronte dell’ennesima ondata di liberalizzazione ma, quello che è più grave, ad un azzeramento progressivo degli standard di qualità e di sicurezza dei nostri prodotti agricoli, alimentari, industriali, chimici, della sicurezza sul lavoro, e quindi delle regole e garanzie che democraticamente nazioni e territori hanno conquistato, che vengono liquidati in queste trattative come semplici ostacoli al commercio di cui liberarsi. Per negoziare indisturbati e senza consentire repliche ai cittadini, per di più, i testi legali in discussione sono sottoposti al segreto commerciale, e dunque non disponibili alla lettura nemmeno ai Parlamentari europei regolarmente eletti.
Per questo movimenti sociali, associazioni, organizzazioni contadine e sindacati d’Europa e d’America si sono dati appuntamento a Bruxelles per sviluppare una strategia comune, mentre in contemporanea in Italia parte la Campagna STOP TTIP ITALIA promossa da una larga rete di associazioni, organizzazioni sociali, sindacati, comitati.
La rete italiana contro il TTIP promuoverà nelle prossime settimane appuntamenti di confronto, formazione e mobilitazione con il fine di informare circa gli effetti che avrebbe l’approvazione del trattato e fare pressione affinchè tale rischio sia scongiurato.
Tra gli appuntamenti previsti:
- il 20 marzo ore 17 presso Scup, via Nola a Roma, per discutere delle iniziative da mettere in campo il prossimo 27 e 28 marzo in occasione dell’arrivo del presidente USA Barack Obama in Italia
- il 21 marzo “Fermiamo il TTIP”, sala conferenze Cobas, viale Manzoni 55, Roma
- il 12 e il 13 aprile due giornate di approfondimento e di confronto con il sostegno dalla Fondazione Rosa Luxembourg presso l’Associazione Altramente, via Castruccio Castracane n° 28.
Come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato TTIP, esattamente come è successo alla fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti, nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’autore avrebbe attentato al diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.
Per informazioni e adesioni: alberto.zoratti@gmail.com  sud lauragreco@asud.net

La Campagna Stop TTIP Italia nasce a febbraio 2014 per coordinare organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP).

La piattaforma
Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE

Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato di libero  scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. E’ l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, Governi e poteri forti accanirsi su quello che rimane dei diritti del lavoro, della persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di anni di lotte sociali con le politiche di austerity e di redistribuzione del reddito verso l’alto.

Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile conclusione a fine 2014, disegna un quadro di pesante deregolamentazione dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati.

Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato  internazionale, a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica che tuteli i diritti sociali, economici ed ambientali, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Scenari che si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come la Vattenfall di citare in giudizio il Governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le  proprie centrali nucleari. Per questo, come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato  TTIP , esattamente come successe alla fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti , nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al  diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.

  • Sicurezza alimentare: le norme europee su pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”;
  • Acqua ed energia: sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato
  • Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati
  • Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere
  • Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria;
  • Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche;
  • Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate ad operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione  dell’ambiente;
  • Libertà e internet: i giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di  protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stat Uniti, autorizzando in  questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private
  • Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo  economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da  parte degli enti locali
  • Biocombustibili: il TTIP attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito  energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi  di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.


Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali,  vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a  beneficio di tutti e non ad appannaggio dei s
- See more at: http://asud.net/stop-ttip-italia/#sthash.nCfGPxQt.dpuf
La Campagna Stop TTIP Italia nasce a febbraio 2014 per coordinare organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP).

La piattaforma
Fermiamo il trattato di liberalizzazione commerciale USA-UE

Il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato di libero  scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. E’ l’ennesimo attacco frontale che vede lobby economiche, Governi e poteri forti accanirsi su quello che rimane dei diritti del lavoro, della persona, dell’ambiente e di cittadinanza dopo anni di crisi economica e finanziaria, in un più ampio tentativo di disarticolare le conquiste di anni di lotte sociali con le politiche di austerity e di redistribuzione del reddito verso l’alto.

Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 e portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall’Amministrazione statunitense in vista di una sua possibile conclusione a fine 2014, disegna un quadro di pesante deregolamentazione dove obiettivo principale non saranno tanto le barriere tariffarie, già abbastanza basse, ma quelle non tariffarie, che riguardano gli standard di sicurezza e di qualità di aspetti sostanziali della vita di tutti i cittadini: l’alimentazione, l’istruzione e la cultura, i servizi sanitari, i servizi sociali, le tutele e la sicurezza sul lavoro. Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati.

Tra i principali obiettivi del negoziato, c’è la tutela dell’investitore e della proprietà privata, grazie alla costituzione di un organismo di risoluzione delle controversie, un vero e proprio arbitrato  internazionale, a cui le aziende potranno appellarsi per rivalersi su Governi colpevoli, a loro dire, di aver ostacolato la loro corsa al profitto. Qualsiasi regolamentazione pubblica che tuteli i diritti sociali, economici ed ambientali, con la scusa della tutela della competizione e degli investimenti, rischierà di soccombere dinanzi alle esigenze delle aziende e dei mercati, tutelate da sentenze che saranno a tutti gli effetti inappellabili. Scenari che si sono già avverati nell’ambito di altri trattati di libero scambio come il Nafta, o che hanno permesso a una multinazionale energetica come la Vattenfall di citare in giudizio il Governo tedesco per la decisione della Germania di chiudere le  proprie centrali nucleari. Per questo, come movimenti e organizazioni sociali italiane, abbiamo deciso di mobilitarci per opporci a un disegno politico che ha nella mercificazione dei diritti e nella tutela dei mercati il suo obiettivo principale. Ci appelliamo a tutte le forze sociali , sindacali e politiche del nostro Paese, perché convergano su una mobilitazione comune per fermare il negoziato  TTIP , esattamente come successe alla fine degli anni ’90 con l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti , nel decennio scorso con la Direttiva Bolkestein, o più recentemente con il negoziato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il trattato che con la scusa della lotta alla ‘’pirateria’’ informatica e della salvaguardia del diritto d’ autore avrebbe attentato al  diritto alla privacy e al libero accesso alla rete dei cittadini.

  • Sicurezza alimentare: le norme europee su pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”;
  • Acqua ed energia: sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato
  • Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati
  • Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere
  • Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria;
  • Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche;
  • Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate ad operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione  dell’ambiente;
  • Libertà e internet: i giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di  protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stat Uniti, autorizzando in  questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private
  • Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo  economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da  parte degli enti locali
  • Biocombustibili: il TTIP attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito  energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi  di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.


Ribellarsi ad un trattato che antepone la logica del profitto illimitato alla tutela dei diritti inalienabili sanciti formalmente nelle convenzioni europee e internazionali,  vuol dire assumersi la responsabilità di determinare un cambiamento che sia a  beneficio di tutti e non ad appannaggio dei soliti noti
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mercoledì 26 marzo 2014

SEMI, Buone notizie da Bruxelles




La commissione Agricoltura del Parlamento europeo, presieduta da Paolo De Castro (Pd), boccia la proposta del commissario alla Salute Tonio Borg sul materiale riproduttivo vegetale. Soddisfatto il coordinamento Agrinsieme, che riunisce Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari.
Con 32 voti contrari, due a favore e nessun astenuto, la ComAgri respinge il regolamento sulla commercializzazione delle sementi e del materiale da propagazione proposto dal commissario Borg, confermando il no della commissione Ambiente, che il 31 gennaio ha bocciato il testo, come riportato da EurActiv.it.
"Siamo preoccupati che la fusione di 12 direttive in un unico regolamento non lasci agli stati membri margine di manovra per adattare le norme proposte alle loro esigenze", spiega il presidente De Castro, sottolineando che "l'elevato numero di atti delegati darebbe poteri eccessivamente ampi alla Commissione, in particolare sui mercati delle materie eterogenee e di nicchia".
Dal momento che la proposta della Commissione è arrivata troppo tardi perchè il Parlamento europeo potesse affrontarla 'responsabilmente', aggiunge il relatore del testo in ComAgri Francesco Silvestris (Ppe), gli eurodeputati hanno approvato un'interrogazione orale in cui chiedono alla Commissione di ritirare la proposta e di presentare un nuovo progetto migliorato all'Assemblea che uscirà dalle elezioni europee di maggio. In più, prosegue Silvestris, la plenaria voterà una risoluzione non legislativa, "che sintetizzerà le nostre preoccupazioni e fornirà all'Esecutivo comunitario una buona base per migliorare la sua proposta".
Soddisfatto per la bocciatura del regolamento il coordinamento Agrinsieme, che già nei mesi scorsi aveva criticato il testo, chiedendo a De Castro e Silvestris di rigettare la proposta. "Oltre a non prevedere alcuna semplificazione qualitativa - spiegano le associazioni degli agricoltori -, risultava eccessivamente gravosa per gli operatori, soprattutto quelli del vivaismo vitivinicolo, frutticolo e forestale, che avrebbero visto aumentare esponenzialmente gli oneri a loro carico".